Cosa vedere a Doha e in Qatar
Cosa vedere a Doha. Negli ultimi anni mi sono ritrovata spesso a viaggiare nel Middle East ed il mio tour, dopo Dubai, l’Oman e una parte di Arabia Saudita, è proseguito con la visita della penisola del Qatar. Ovvero la penisola della penisola arabica, situata proprio al centro del golfo persico. In verità, formalmente, ero stata altre volte nella sua capitale, Doha, in scalo verso altre destinazioni (l’aeroporto è un hub internazionale e la Qatar Airways una delle compagnie migliori con cui abbia mai volato, sia per i servizi a bordo che per il cibo servito). Questa volta il viaggio è stato interamente dedicato a questo paese: tre giorni intensi alla scoperta della città, del deserto e delle tante attività che si possono fare in loco… Continuate a leggere per scoprire di più!
Cosa vedere a Doha e in Qatar: Il mio itinerario di viaggio
Per raggiungere Doha abbiamo volato con Qatar Airways da Milano Malpensa. Il volo impiega appena 5 ore e 40 minuti e ci sono più tratte al giorno tra cui scegliere: all’andata abbiamo optato per il volo delle 15:55 con arrivo ad Hamad Airport alle 23:35, mentre al rientro siamo partite alle 8:10 ed atterrate in Italia alle 12:35.
Non occorre il visto per l’ingresso nel Paese. Il fuso orario è di due ore rispetto all’Italia quando vige l’ora solare.
L’aeroporto dista pochi chilometri dalla città ed è collegato da un’autostrada con ben sette corsie per senso di marcia! Scopriamo che le persone in Qatar si spostano esclusivamente in macchina: le autostrade coprono tutto il territorio, mentre non esiste una rete ferroviaria. A Doha è in fase di costruzione la rete metropolitana e sarà terminata per i Mondiali di Calcio del 2022.
Prima tappa del nostro viaggio in Qatar è stato l’hotel, il Mondrian. Abbiamo impiegato circa una mezz’oretta per raggiungerlo, percorrendo anche parte del circuito del Moto GP. Dopo aver effettuato il check-in nella elegantissima hall del Mondrian, sono salita nella mia stanza al 18esimo piano: molto spaziosa ed elegante, con una parete decorata da una coloratissima carta da parati raffigurante un falco, che ho poi scoperto essere il simbolo dell’hotel. Il Qatar, come tutto il Medio Oriente, è terra di rapaci e l’architetto che ha disegnato il Mondrian si è ispirato proprio alla forma del falco per la realizzazione della facciata del grattacielo e per la forma dell’ingresso. Fun fact: l’architetto è Marcel Wanders, lo stesso che ha realizzato l’Eurasian Garden Spirit che ho visitato lo scorso Aprile mentre mi trovavo in Giappone (ve ne avevo parlato QUI)!
Ad attendermi sul tavolino una golosa sorpresa: un vassoio con tanti finger food, salati e dolci… Quello che desideravo in quel momento era proprio fare uno spuntino notturno prima di andare a dormire!
Il Mondrian ospita diversi ristoranti al suo interno, una spa e all’ultimo piano, proprio sotto la cupola, una bellissima piscina da cui si può ammirare la vista sull’intera baia!
La mattina successiva sono scesa nella bellissima sala della colazione e ho trovato ad attendermi una ricca selezione di pane, croissant, frutta fresca (tra cui il mio amato dragon fruit), yogurt, cereali e la postazione omelette.
Prima tappa della giornata a Doha il Katara Cultural Village: si tratta di un villaggio culturale in cui i giovani vengono incoraggiati verso ogni forma d’arte. Per primo, nel 2010, è stato inaugurato l’Anfiteatro, che ospita concerti, musical, commedie ma anche TED Talks. Ci sono poi gallerie d’arte, negozi, ristoranti. All’interno del complesso sono presenti anche due moschee: la Blue Mosque, il cui nome e decorazioni sono ispirate all’omonima moschea di Istanbul, e la Golden Masjid, una moschea di una bellezza unica con il minareto ricoperto da foglie d’oro che brillano al sole. Per raggiungere i vari luoghi di interesse ci si può spostare tramite il servizio gratuito di golf-cart: utile quando il sole è troppo forte per poter passeggiare!
Per visitare il Katara Cultural Village e, più in generale i luoghi pubblici di Doha, è consigliato alle donne coprire sempre spalle e ginocchia. Le donne qatariote indossano per religione e tradizione l’abaya, l’abito nero che copre tutto il corpo, maniche comprese, fino alle caviglia. Alcune coprono integralmente il volto, altre, invece, solo i capelli. Gli uomini qatarioti, invece, si riconoscono dalla lunga tunica bianca, il thawb, e dal copricapo dello stesso colore (o al massimo a quadretti bianchi e rossi), la guthra, che indossano per proteggersi dai raggi del sole.
Si era fatta ora di pranzo così ci dirigiamo a bordo di un comodo golf-cart verso i ristoranti. Appena fuori il Katara Cultural Village si trovano infatti le elegantissime Galeries Lafayette. Scopriamo che questo è uno dei posti più visitati dai qatarioti nel weekend (che qui inizia di giovedì sera e termina di sabato). Il motivo? L’aria condizionata sale dal pavimento e rinfresca l’aria, permettendo alle persone di camminare sotto il sole cocente di agosto (che arriva oltre i 40°C). Il Qatar ha due stagioni: l’estate, con temperature altissime che fanno il picco ad agosto, e l’inverno, in cui le temperature si aggirano tra i 30°C di giorno ed i 15/20°C di notte. In questo periodo consiglio di portare sempre con sé una felpa o una giacca leggera: servirà non solo di sera, ma anche per ripararsi dalla forte aria condizionata dei luoghi chiusi.
Inoltre mi hanno spiegato, a proposito dell’aria condizionata da pavimento, che tutti gli stadi che ospiteranno i mondiali di calcio, per non scoraggiare gli spettatori a causa delle elevate temperature, avranno questa particolarità!
Ci siamo poi spostati al National Museum of Qatar, edificio che da fuori colpisce per la forma inusuale e per la bellezza del suo color sabbia a contrasto con il cielo terso. L’architetto Jean Nouvel si è ispirato ad una formazione naturale tipica dei paesi desertici come il Qatar, la rosa del deserto, e ha ideato la realizzazione di 76mila pannelli che si intersecano tra di loro formando dischi che mimano la forma di questa pietra. Tutto è rotondeggiante, anche all’interno le pareti non sono perfettamente dritte e i pavimenti non sono tutti in piano: già solo per questo motivo merita una visita!
Ma devo ammettere che non è l’unico motivo per cui questo museo merita di essere visitato. Suddiviso in tre padiglioni principali (il primo dedicato alla formazione del Qatar, il secondo alla vita in Qatar prima della scoperta del petrolio e del gas, il terzo alla storia moderna dal 1500 ad oggi), il museo offre un’esperienza immersiva nella storia del paese anche grazie agli art film, realizzati da registi internazionali, che si trovano proiettati sulle pareti.
La visita inizia con la scoperta delle tante specie animali e vegetali che hanno popolato e popolano ancora il territorio del Qatar. In primis l’orix, l’animale simbolo del paese (ed anche della compagnia aerea di bandiera, la Qatar Airways: lo potete trovare disegnato sulle ali dei loro aerei): è un’antilope con l’abilità di trovare acqua anche a 20 km di distanza! Altro animale del deserto è il jerboa, anche chiamato cangaroo-mouse perché assomiglia al canguro nella forma del corpo ed è anche veloce e attivo nella notte. Ci sono poi animali aggressivi come gazzelle e altre antilopi. Ma il Qatar non è solo deserto: c’è tutto il mondo marino del golfo persico da considerare! Qui si possono avvistare tartarughe marine, squali e il simpaticissimo dugongo (una specie di mammifero erbivoro che si ciba di alghe e piante acquatiche, purtroppo in via d’estinzione)!
Il Qatar è uno stato giovanissimo: in passato è stato colonia portoghese, poi parte dell’impero ottomano e infine protettorato inglese fino all’indipendenza nel 1971, quando è stato formato il moderno emirato, governato dalla famiglia Al Thani. Passando alla parte archeologica ho scoperto che il particolare colore rosso della bandiera di Stato proviene dalle conchiglie, le quali hanno una parte verde che, esposte al sole, si trasforma in questo tono di maroon unico al mondo!
Proseguendo il tour, la guida mi ha spiegato che prima della scoperta del petrolio e del gas naturale, avvenuta la prima nel 1939 a la seconda nel 1971, il 90% dell’economia del Qatar si reggeva sulla pesca ed in particolare sulla pesca delle perle. Questo fino a quando il giapponese Mikimoto ha intuito come avviene il processo di formazione della perla: è sufficiente che un qualsiasi parassita entri in una conchiglia, anche in una cozza, per far reagire il mollusco al suo interno e far formare la perla. E’ iniziata così la pesca delle perle cosiddette coltivate: si tratta pur sempre di perle naturali, ma si formano in un periodo di tempo molto inferiore, 2 anni, e sono molto meno pregiate. Le perle originali del Qatar, invece, impiegavano anche 7/8 anni prima che si formassero e i pescatori rischiavano la propria vita per raccoglierle, immergendosi nelle profondità del mare senza alcuna protezione o tantomeno maschera d’ossigeno!
A proposito delle perle, c’è una sala del museo assolutamente da non perdere: si tratta di capolavori provenienti da ogni parte del mondo, tutti accumunati dal fatto di essere stati realizzati con perle del Qatar. Gioielli, corone, vesti ed un tappeto con oltre 1 milione e mezzo di perle commissionato da un Maharaja indiano per coprire la tomba del profeta Maometto. Una collezione davvero incredibile!
Una volta terminata la visita al Museo siamo rientrati in hotel per un appuntamento alla SPA. Ma prima abbiamo fatto una passeggiata nel porto fino a raggiungere un punto privilegiato in cui ammirare la skyline di Doha. Dopo aver scattato qualche foto e girato un video per le mie Instagram Stories, stavo per andarmene quando con la coda dell’occhio vedo un dhow (imbarcazione di legno tipica di questi posti) partire: così sono tornata dietro alla mia macchina fotografica per immortalare questo momento! Quanto mi piace il contrasto tra passato e presente che si intersecano in questo scatto!
Come accennavo sopra, siamo poi rientrati al Mondrian per un massaggio rilassante nella loro SPA: proprio quello che ci voleva dopo l’intensa giornata a spasso per Doha!
Il nostro secondo giorno a Doha prevedeva la visita di Banana Island Resort by Anantara. Si tratta di un posto paradisiaco: un’isola naturale a forma di banana situata proprio di fronte alla baia di Doha, con oltre 1 km di spiaggia bianca. Per raggiungerla occorre prenotare il traghetto che, dal porto, impiega circa mezz’ora per raggiungere la destinazione. Prima di salire a bordo, ci è stato offerto il caffè arabo: era la prima volta che lo assaggiavo e ho scoperto che esiste un rituale legato all’ospitalità qatarina. Quando sei ospite gradito in casa d’altri, ti viene versato poco caffè per volta nella tazza, di modo da prolungare la visita il più possibile aggiungendone poco per volta. Se al contrario non sei un’ospite gradito, ti viene servita subito la tazza piena di caffè e questo significa che una volta che l’avrai bevuto tutto sarà ora di andare via!
Il gusto è molto particolare in quanto contiene latte e spezie quali cardamomo e cannella! Per dolcificarlo solitamente viene servito insieme ad un dattero!
Una volta raggiunto il resort sono rimasta letteralmente a bocca aperta: l’acqua cristallina, la struttura in legno perfettamente integrata nella natura, le palme ed i fiori… Sembra di essere alle Maldive o ai Caraibi!
Il resort ospita diversi ristoranti al suo interno: abbiamo optato per Riva, il ristorante italiano gestito dallo chef alto-atesino Oscar Bagattini. Mi piace assaggiare la cucina locale e scoprire nuovi piatti, ma per me nulla è come il cibo italiano e sono stata contentissima di conoscere lo chef! Abbiamo condiviso pizza, arancini ed un piatto di risotto al tartufo che era una delizia!
In ottobre il sole tramonta intorno alle 16:30 e vederlo qui è stato davvero uno spettacolo, mentre passeggiavo sulla spiaggia ascoltando la mia playlist preferita. Ho portato con me le nuove cuffie Sony che cancellano il rumore e la sensazione di silenzio che si prova quando si indossano è davvero incredibile!
Sono rimasta molto stupita dalla quantità di conchiglie che ci sono sulla battigia! Ed è stato come tornare bambina… Ora sulle spiagge italiane è davvero raro trovarle.
Al Banana Island Resort si possono fare una miriade di attività diverse: diving, sport acquatici (c’è persino una piscina per fare surf), tennis, golf, bowling… C’è anche un cinema, oltre ovviamente a SPA e palestra! Impossibile annoiarsi!
Una parte dell’isola è stata estesa con la realizzazione di alcune splendide water villa, con piscina e gazebo privati ed una vista privilegiata sulla skyline di Doha!
Se non si ha tempo di soggiornare nel resort, si può usufruire di uno dei pacchetti giornalieri che includono i servizi spiaggia, piscina oppure spa!
Nel tardo pomeriggio abbiamo raggiunto un altro posto caratteristico di Doha, il Souq Waqif. Uno dei luoghi più antichi della città che, seppur recentemente ristrutturato, mantiene ancora intatta la magia del passato. Nei vicoli si alternano banchi dove si vendono spezie, abbigliamento realizzato dalle donne locali, profumi, incensi e oro, ma anche hotel e ristoranti. Proprio in uno di questi abbiamo cenato: si chiama Parisa ed è un ristorante di cucina persiana dall’arredamento incredibile… Sembrava di essere in Aladdin!
Il terzo giorno a Doha è stato dedicato interamente al deserto che si staglia appena ci si lascia alle spalle la città. Dopo appena un’ora di macchina abbiamo raggiunto la nostra prima tappa della giornata: i cammelli! Qui i beduini ti accompagnano a fare una passeggiata nel deserto sul dorso dei loro splendidi animali, vestiti con bellissime stoffe colorate!
Dopo la gita viene normalmente offerta una tazza di tè caldo all’ombra della tenda: non potevo saltare questo rituale!
Una volta salutati i cammelli, abbiamo lasciato l’autostrada e ci siamo addentrati nel deserto a bordo della nostra auto, una Land Cruiser, per fare un po’ di dune bashing!
Raggiungiamo poi l’Inland Sea, ovvero un paesaggio tra gli unici al mondo: il mare si insinua nel deserto creando dei laghi naturali di acqua salata… Scendendo a Sud si intravede anche il confine con l’Arabia Saudita! Riuscite a vedere la terra al di là dell’acqua?
Dopo un’altra sessione di dune bashing, raggiungiamo poco prima di pranzo il Regency Sealine Camp. Qui è possibile riservare per la giornata la propria tenda privata sulla spiaggia. L’acqua qui è se possibile ancora più incredibile che a Banana Island. E il luogo è di una pace assoluta!
C’è anche una zona per rilassarsi la sera e stare insieme attorno al fuoco!
Infine abbiamo ripreso il fuori strada per ritornare sulle dune nel momento più bello della giornata: il tramonto!
Ci siamo poi fermati per un pit stop: era ora di gonfiare le gomme dell’auto prima di rientrare a Doha!
Ultima tappa del nostro viaggio in Qatar è stato Al Hazm Mall. Mi aspettavo un comune centro commerciale con negozi di lusso e invece scopro un posto molto esclusivo, dove i qatarioti si trovano per camminare all’aperto, chiacchierare e mangiare insieme. C’è anche una bellissima terrazza da cui si può ammirare Doha dall’alto e la sua skyline illuminata!
Tra i tanti ristoranti, tra cui anche un Le Trein Bleu gemello di quello di Parigi, ci sono anche alcune boutique di moda e profumerie.
C’è anche una riproduzione della Galleria Vittorio Emanuele interamente realizzata in marmo di Carrara.
Noi abbiamo cenato al ristorante di pesce Lobster: ovviamente ho ordinato un piatto a base d’aragosta, davvero squisita!
Siamo giunti così all’ultimo giorno a Doha, iniziato per noi prestissimo per via del volo del ritorno. Ma questo ci ha permesso di vedere l’alba spuntare dalla fila di palme che costeggiano la Corniche, ovvero la strada panoramica sul lungomare della città: guardate che bellezza!
Spero come sempre che i miei consigli su cosa vedere a Doha e in Qatar possano esservi d’aiuto o d’ispirazione!
Infine ringrazio Alessandra, Fanny, Yassin e tutto il team di Visit Qatar per aver organizzato per noi questo itinerario! Sono rimasta piacevolmente stupita da questo paese, che non credevo avesse così tanto da raccontare!
Buon mercoledì a tutti voi!