Swan skirt

Una serata un po’ speciale. Una collona sonora che fonde il rumore delle onde ad una famosa canzone suonata da un pianista distratto su di un pianoforte con troppe storie da raccontare. Un calice di vino bianco, di quello con le bollicine che ti frizzano sulla lingua, come piace tanto a me. Una gonna che reclama disperatamente l’attenzione, facendo perdere lo sguardo di chi osserva tra sue infinite balze bianche, avvicendate strette strette, le une alle altre. Un po’ come il ritmo di quella bellissima canzone, che non riesce a uscirmi dalla mente. E che continuo a canticchiare inventando le parole.
I tacchi alti, molto alti. Di quelli sottili sottili, in grado di slanciare ogni gamba e di regalare eleganza ad ogni figura. Un tenue color cipria, adatto per tutte le occasioni. “Sicuramente un modello che dovrei ricordarmi di indossare più spesso”, mi ripeto mentre ancheggio mordibamente ad ogni passo. Ben sapendo che la prossima volta la scelta ricadrà un paio di ballerine o sandali rasoterra. Ma va bene così. Infondo ho sempre pensato che la nostra femminilità sia qualcosa che va molto più in là dell’abbigliamento scelto per una serata. Qualcosa che risiede in noi stesse. Nel nostro modo di ridere e di parlare gesticolando convulsamente. Nella nostra infinita capacità di comunicare, anche solo con uno sguardo. Nel modo in cui ci sistemiamo i capelli. E in come cerchiamo sempre di sembrare perfette, nella nostra imperfezione. Tutto il resto è solo coreografia.