Cosa vedere in una settimana in Giappone
Una settimana in Giappone. Ho sempre sognato di visitare il Giappone in primavera, durante la fioritura dei ciliegi. Quest’anno finalmente sono riuscita a realizzare questo mio sogno, complice un invito da parte della Prefettura di Oita a scoprire le incredibili bellezze della loro regione e un secondo invito della redazione di Elle Japan, con cui collaboro già da molto tempo, a realizzare un editoriale per le strade della capitale… Ma continuate a leggere per scoprire tutto sul mio diario di viaggio in Giappone!
Una settimana in Giappone: Il mio itinerario
Per raggiungere Tokyo ho preso il volo diretto di Alitalia da Malpensa, che in 12 ore arriva all’aeroporto internazionale di Narita. Da qui mi sono spostata all’altro aeroporto, Haneda, con il Limousine Bus (che impiega circa 90 minuti) per prendere il volo Japan Airlines e finalmente raggiungere Oita (questo volo dura invece circa un’ora e mezza).
Per avere internet in Giappone prima di partire avevo prenotato su Sakura Mobile una travel sim da mettere nel mio smartphone con 5 giga di internet (in alternativa è possibile anche affittare un wi-fi portatile, ma ho preferito la comodità di avere la sim). Fate attenzione che in entrambi i casi occorrerà restituire la sim o l’apparecchio in aeroporto prima del rientro in Italia, ri-spedendolo con la lettera o il pacco che vi verrà fornito sempre da loro all’arrivo.
Ci dirigiamo verso il primissimo hotel della nostra permanenza in Giappone, l’Hotel Umine sul lungomare di Beppu. Al nostro arrivo scopriamo che in Giappone, nelle camere di hotel in stile giapponese con il pavimento tatami, non è consentito entrare con le scarpe ma sono con le apposite ciabatte fornite dall’hotel! Sul letto troviamo pronto il look per la serata: yukata (una sorta di vestaglia), tabi (calzini con infradito) e pochette kinchaku in tessuto. Gli hotel in generale forniscono anche la skincare completa per viso e corpo! Il bagno è per metà all’esterno, sulla terrazza, dove si trovano la vasca da bagno e la doccia. Il wc è in una saletta separata e ha la tavoletta riscaldata, oltre a svariati bottoni tra cui quello per fare il bidet (il marchio è Toto).
La prefettura di Oita è una famosissima stazione termale giapponese e la maggior parte degli hotel e delle strutture qui ha i bagni termali al suo interno. Le terme giapponesi però sono molto diverse da quelle italiane: le vasche, divise per maschi e femmine, sono all’aperto e si entra nudi, senza costume da bagno.
Finalmente il primo vero pasto giapponese: ci è stata preparata una cena stile teppanyaki, con lo chef che cucina alla piastra una serie di pietanze davanti ai commensali. Abbiamo anche bevuto un particolare tipo di sakè, servito a temperatura ambiente e non caldo come quello che normalmente viene proposto da noi in Italia.
Si inizia con sgombro su un letto di insalata, per passare al rombo e alle capesante scottate. Poi una zuppa a base di patate e porri con al centro del latte, semplici ma gustose verdure alla piastra e funghi shitake, carne di manzo e infine riso bianco e zuppa di miso. Per concludere, una tazza di thè verde tostato (che così perde la caffeina), una fetta di torta di mele e del mochi.
Sempre a disposizione sulle tavole giapponese c’è l‘oshibori, ovvero un asciugamanino caldo con cui pulirsi le mani prima di iniziare il pasto oppure tra le varie portate!
La giornata successiva inizia con la visita all’OPAM, il Museo d’Arte della Prefettura Oita.
Al suo interno ci sono mostre temporanee (come quella sui manga che aprirà a maggio), opere d’arte, sculture e dipinti d’arte moderna davvero molto interessanti.
L’opera che più colpisce è sicuramente Amaniwa, di tre artisti contemporanei giapponesi: un giardino che si apre verso il cielo, con al suo interno un’installazione che richiama fiori colorati.
Qui sotto potete vedere un dettaglio del tetto dell’OPAM realizzato in legno di cipresso e ad incastro, ovvero senza chiodi: mi ha incantato in quanto, seppur realizzato già da qualche anno, il legno conferisce un profumo incredibile all’ambiente sottostante!
Altra opera che mi ha estasiato è stata l’Eurasian Garden Spirits di Marcel Wanders, un industrial designer olandese: enormi palloncini a forma di uovo con questi colori incredibili!
Prima di lasciare l’OPAM abbiamo conosciuto il Vice Prefetto di Oita, Mr Hirose!
Per pranzo ci dirigiamo in centro a Beppu. Non vediamo l’ora di assaggiare il sushi giapponese così scegliamo un tipico locale suddiviso in salette private, chiuse ciascuna dalla sua tende. Ordiniamo un piatto di nigiri da un menù in sola lingua giapponese (per fortuna ci sono le foto delle pietanze) e scopriamo che qui il wasabi normalmente non viene portato a parte ma è utilizzato in piccola quantità, appena una puntina, per legare la fettina di pesce alla base di riso! A me il suo gusto piccante piace tantissimo, ma se così non fosse vi raccomando di chiedere di portarvelo a parte. Il sushi è tradizionalmente uno street food giapponese, destinato a essere mangiato con le mani, meglio se intingendo il nigiri dal lato del pesce nella salsa di soia!
Ci spostiamo poi da Dutour per prendere un caffè e un Montblanc a base di castagne. Dutour è una tra le catene di caffetterie più comuni in Giappone, che ritroveremo poi anche a Tokyo.
Dopo pranzo raggiungiamo il vicino tempio Kasuga Jinjya di religione shintoista, la religione più diffusa in Giappone. Prima di entrare occorre lavarsi le mani con acqua purificante. L’atmosfera è incredibilmente pacifica e ci sono due querce secolari che lasciano davvero incantati. Mi hanno colpito moltissimo le preghiere dei fedeli, elegantemente scritte o, forse dovrei dire disegnate, su tavolette in legno!
Ultima tappa della giornata: TakasakiYama Monkey Park. Si tratta di un parco che ospita al suo interno un totale di 1172 macachi! Questo è il periodo migliore per visitarlo perché in primavera le mamme hanno appena partorito e si possono ammirare anche i cuccioli… Quanto sono teneri?! Ma il momento più divertente è quando i ranger lanciano loro le patate: iniziano a correre per accaparrarsene un pezzo e chi arriva tardi cerca di rubarle alle altre!
Lasciato il parco, ci attende un’ora di macchina per raggiungere un’altra località della prefettura di Oita, questa volta in montagna: Yufuin. Sulla strada notiamo che la montagna ha una forma simile al monte Fuji (altro luogo che mi piacerebbe tantissimo visitare in futuro)!
A Yufu abbiamo soggiornato a Hoteya, un hotel termale strutturato con tante tipiche abitazioni giapponesi, ovvero i ryokan. Si tratta di costruzioni con pavimento in tatami (legno di bambù), futon come letto e porte scorrevoli di carta con decorazioni che filtrano e ammorbidiscono la luce. Un posto davvero incredibile! Come vi anticipavo, questa zona è famosa per le terme e infatti il nostro ryokan all’esterno aveva una meravigliosa vasca scavata nella rocca con acqua termale purissima e bollente oltre i 40°C! Il rito prevede di fare il bagno alla sera dopo cena, per godersi la notte stellata tutta per sè!
Al ryokan la cena prevede una serie di pietanze a base di pesce, crudo e cotto, e carne, per poi terminale come di consueto con una ciotola di riso bianco e zuppa di miso.
Durante la cena hanno preparato i futon, materassini con piumone appoggiati sul pavimento: non avevo mai dormito su niente di simile!
La mattina successiva al risveglio ci hanno fatto trovare la colazione tipica giapponese. Si tratta di un pasto molto ricco e completo: riso bianco, zuppa di miso, tofu, uovo in camicia con verdure, pezzo di tonno con rafano e gianchetti, verdura cotta con dashi, cestino con verdura saltata, pezzettino di pesce alla griglia e uova di pesce, alghe, seppioline piccolissime (prelibatezza solo di questa stagione), verdure in salamoia con prugna molto salata. Nel tegame c’è del tofu cotto con funghi… Itadakimasu! Buon Appetito!
La giornata a Yufu è iniziata con una bella camminata per la via centrale della città, Yunotsubo Kaido, dove si trovano una serie di negozietti tipici, souvenir, ristorantini e dove abbiamo anche incontrato ragazze che indossavano kimono tradizionali.
Per pranzo ho provato i miei primi soba, spaghetti di grano saraceno, che vengono serviti freddi e accompagnati da tempura di pesce e verdure. Buonissimi!
Subito al mio arrivo avevo notato lo Snoopy Tea House così dopo pranzo ne ho approfittato per sedermi e ordinare uno dei loro matcha latte!
E’ giunto il momento di salutare Oita e di raggiungere la capitale, Tokyo! Arriviamo nel tardo pomeriggio e già percorrendo la strada dall’aeroporto di Haneda all’Hotel Celestine Shiba, situato nel quartiere di Minato, ho potuto notare come questa sia una delle metropoli più originali che io abbia mai visto, con tanto, tantissimo verde!
Per cena avevamo riservato un tavolo da Gonpachi, un ristorante molto famoso in quanto qui è stata girata una scena del film Kill Bill… Ve la ricordate guardando queste immagini?
Il giorno successivo inizia con una visita alla redazione di Elle Japan, per definire i dettagli del mio editoriale di cui presto vi metterò il link)! La redazione celebra quest’anno i 30 anni di attività: congratulazioni!
Usciti dalla redazione ci ritroviamo a Omotesando, un viale dove si cammina tra una sfilza di boutique una in fila all’altra, e decidiamo di dirigerci verso Harajuko per vedere la famosa Takeshita Street!
Quanto ho sognato di assaggiare uno di questi meravigliosi e giganteschi coni arcobaleno di zucchero filato!
Proprio all’inizio della via c’è il Cat Cafè Mocha, un posticino molto carino con tantissimi gatti che vivono placidi!
Sempre ad Harajuku c’è un altro posticino da non perdere. Si chiama Eddie’s Ice Cream: muri rosa, scorci perfetti per scattare fotografie e inoltre si può personalizzare il proprio gelato con scritte e decorazioni di cioccolato bianco!
Poco prima del tramonto saliamo 52esimo piano dell’hotel Park Hyatt per fare un aperitivo al loro New York Bar.
Vedere Tokyo dall’alto è stato incredibile e soprattutto potendo ammirare le varie colorazioni dal tramonto fino al buio della notte, grazie alle luci soffuse del bar.
Per cena avevamo appuntamento con la mia cara amica Gloria che casualmente anche lei si trovava in città e aveva prenotato un tavolo al ristorante di sushi Tsukiuda: ve lo consiglio tantissimo, anche qui lo chef prepara le pietanze davanti ai commensali e la selezione di pesci è davvero varia e ottima!
La giornata successiva inizia con la sessione di make-up pre shooting per Elle Japan: cosa ve ne pare?
Prima tappa la Tokyo Tower, ed in particolare uno scorcio che avevamo notate il giorno precedente mentre eravamo sul taxi. Abbiamo camminato per lo Zojoji, il tempio dei bambini mai nati, con infinite statue di bimbi che tengono in mano la ruota del vento, fino a raggiungere una vietta che porta direttamente alla Tower!
Seppure la stagione dell’hanami, ovvero della fioritura dei ciliegi, quest’anno sia stata molto presto (verso fine marzo), sono stata comunque molto felice di aver trovato alcune piante di pruni ancora in fiore! Qui al Tempio di Toyokawa Inari!
Terza location per lo shooting: l’iconico Shibuya Crossing, attraversamento pedonale nel quartiere Shibuya, appena fuori dalla stazione. Un consiglio? Salite al primo piano di Starbucks per vedere dall’alto la miriade di uomini-formichine che attraversano!
Qui si trova anche la statua di Hachiko, il cane dell’omonimo film con Richard Gere… Se ancora non lo avete fatto, vi consiglio di guardarlo perché racconta una storia davvero toccante!
Per pranzo decidiamo di fare una breve pausa e fermarci in una panetteria, Andersen, per prendere una fetta di torta salata e un delizioso panino con le mele (stile strudel): consigliatissimo per chi ha poco tempo (e ha un po’ nostalgia della focaccia e del pane italiano)!
Le vie attorno a Shibuya sono centri commerciali a cielo aperto, dove è possibile acquistare qualsiasi cosa!
Per spostarci a Tokyo abbiamo viaggiato spesso in taxi ma anche in metro, che è davvero molto comoda. Orientarsi non è neanche troppo difficile, sebbene le scritte siano perlopiù in giapponese: le fermate sono sempre segnalate anche in inglese.
Nel tardo pomeriggio raggiungiamo un altro quartiere iconico di Tokyo, Shinjuku. E’ il quartiere dei giovani, che di notte si accende letteralmente di insegne di ristoranti, negozi di macchinette pesca-pupazzi e quant’altro… Ci sono due stradine, Golden Gai e Omoide Street, che credo siano i posti più affollati che io abbia mai visto in tutto il mondo!
… Infatti eccomi in tre foto di backstage dove si percepisce quanto io sia letteralmente sconvolta dalla quantità di gente …
… Ma con un po’ di pazienza ce l’ho fatta a ottenere il mio scatto!
Tutto in Giappone è un’esperienza nuova, unica e diversa: in un battibaleno vi ritroverete a dire tantissimi “arigato”, grazie, uno di seguito all’altro, inchinando il capo, proprio come fanno i giapponesi! Ogni zona è unica e magica e trovo che l’abbinamento Tokyo-Oita sia perfetto per vedere i diversi aspetti del Giappone, capire le differenze culturali e di stile di vita, conoscere nuovi sapori…
Siamo giunti alla fine di questo viaggio: spesso mi chiedete come faccio ad avere i capelli puliti e la frangia perfetta anche dopo 12 ore d’aereo e vi voglio svelare il mio segreto! E’ tutto nella felpa con cappuccio: è la mia travel uniform, che utilizzo ogni volta che viaggio, per proteggere i miei capelli!
Ringrazio di cuore la Prefettura di Oita e Elle Japan per avermi permesso di realizzare il sogno di visitare il Giappone… Spero di tornare presto per vedere di più di questo bellissimo paese!
Buon lunedì e buon inizio di settimana a tutti voi!
2 comments
Bellissimo viaggio e complimenti per il racconto!
le bacchette non si incrociano! come bere te con mignolo diritto